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Il carcere in Italia, oggi

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Il carcere ha una funzione falsa e criminale perché finge di controllare, evitare e prevenire i reati, mentre li produce e riproduce, comportandosi come e peggio di coloro che vengono incarcerati, di cui viola sistematicamente tutti i diritti. La prigione ha una funzione ideologica e non logica, in quanto lo Stato non intende migliorare il detenuto ma solo toglierlo dal consorzio sociale, contrabbandando il messaggio di sicurezza che è l’arma più potente.

Simbolicamente è anche utile per mantenere le differenze tra le classi sociali, in ogni caso funziona per quasi tutto a parte il ridurre il crimine, risocializzare i detenuti e creare legalità. È possibile vivere in un mondo migliore con un’esecuzione della condanna che sia rispettosa dei diritti dei condannati ed invece di reprimere è più utile, sicuro e degno investire in politiche pubbliche che riducano le disuguaglianze sociali. È necessaria buona volontà e un atto rivoluzionario per eliminare
le prigioni di Stato con le loro torture. La drammatica necessità di un cambiamento radicale per una non riformabilità del carcere rappresenta il desiderio di un mondo migliore, per ridurre la sofferenza di uomini e donne, perché in questa società non c’è aspetto più violento e di tortura, oltre alle guerre, quale il carcere. C’è, infine, una domanda improcrastinabile da porsi: per le centinaia di morti, con punte annuali altissime di suicidi, non dimenticando le migliaia di atti di autolesionismo
e le innumerevoli violenze che quotidianamente si determinano negli istituti della reclusione nel nostro Paese, non ci sono responsabili?

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